La società nella quale viviamo è una società complessa. E' una società nella quale convivono visioni diverse dell'uomo, visioni diverse della società, visioni diverse della morale. Per questo è impossibile pensare che in un campo come quello della bioetica, che tocca le concezioni e i sentimenti più profondi dell'uomo, possa esistere un canone morale a vocazione universale. La visione laica della bioetica non rappresenta una versione secolarizzata delle etiche religiose. Non vuole costituire una nuova ortodossia. Anche tra i laici non vi è accordo unanime su molte questioni specifiche. La visione laica si differenzia dalla parte preponderante delle visioni religiose in quanto non vuole imporsi a coloro che aderiscono a valori e visioni diverse. Là dove il contrasto è inevitabile, essa cerca di non trasformarlo in conflitto, cerca l'accordo ''locale'', evitando le generalizzazioni. Ma l'accettazione del pluralismo non si identifica con il relativismo, come troppo spesso sostengono i critici.  La libertà della ricerca, l'autonoma delle persone, l'equità, sono per i laici dei valori irrinunciabili. E sono valori sufficientemente forti da costituire la base di regole di comportamento che sono insieme giusti ed efficaci. Le innovazioni e gli sviluppi nel campo della biologia sono inoltre talmente rapidi da precedere spesso approfondite riflessioni e scelte consapevoli, cosicché non sono soltanto le singole novità e trasformazione a suscitare paura ma anche il modo improvviso e subdolo attraverso cui esse si diffondono, al di fuori di un reale controllo della collettività.  La velocità che caratterizza la crescita della conoscenza dei genoma e degli strumenti per manipolarlo impone perciò una riflessione sui limiti di alcuni interventi e soprattutto sull'importanza di esercitare delle chiare scelte etiche, che possono comportare possibilità ed opzioni che, pur essendo disponibili, non devono necessariamente essere a adottate passivamente. Oggi si profilano dilemmi totalmente nuovi rispetto al passato che suscitano apprensioni, paure, polemiche e che pongono lo scienziato di fronte a stridenti problemi etici.  L'ingegneria genetica e più in generale le nuove tecnologie della riproduzione e biomediche, producendo innovazioni totalmente nuove, al di fuori degli schemi precedenti, hanno finito per scardinare, sia nel campo laico che in quello religioso, valori e punti di riferimento tradizionali. La possibilità di manipolare la vita, come mai era stato concesso all'uomo, pone nelle nostre mani una immensa responsabilità e delinea un futuro gravido sia di scenari radiosi che di catastrofe.

 

 

                                                                                 Prof. Giulio Tarro

                                                                Responsabile Scientifico della C.E.I.S.M.