IQBAL MASIH 2004

Il Vangelo secondo Matteo: Erode mandò a uccidere

tutti i maschi di Betlemme, dai due anni in giù

 

Ma quanti anni ha la storia dell’infanzia violata? Nessuno lo sa. E quante forme ha la violazione dell’infanzia? Nessuno lo sa. Credevamo che Iqbal Masih, a corageus child, potesse diventare il mito dell’infanzia violata dei nostri tempi, ma ci siamo illusi. Iqbal e milioni di bambini con lui sono le maglie di una catena senza inizio e senza fine. L’Iqbal Masih della sesta edizione del Premio Internazionale di Solidarietà, anno 2004,  è il bambino anonimo della strage degli innocenti di Erode e il bambino nudo della strage di Beslan, sfigurato, nella drammatica litania di piccoli esseri senza vita e senza volto che possono essere identificati soltanto con l’esame del DNA. Neppure i genitori li sanno riconoscere. Solo la scienza. Una scienza dalla faccia di Giano: da una parte che ti permette di identificare una creatura irriconoscibile, dall’altra che ti fabbrica cinture esplosive (non di castità) per le vedove nere. E’ accaduto a Breslan, nel Caucaso del Nord. Era accaduto in Palestina in una notte degli orrori. Vangelo secondo Matteo: “Erode mandò a uccidere tutti i maschi di Betlemme, dai due anni in giù”. Nessun dettaglio. Nessun commento. Di fronte a tanta ferocia, l’evangelista non ha parole. E ci lascia immaginare. Sorge in noi, silenziosa e rispettosa, la pietà etica per quei bambini del Vangelo, anch’essi senza nome, non sappiamo se nudi o vestiti. Un pudore, quello di Matteo, che è una lezione altissima di eticità. Quei bambini non vanno dati in pasto ai ghiotti ricercatori di notizie (leggi giornalisti), ai lettori, ai curiosi, agli analisti (altra specie intellettuale umana del terzo Millennio). Bambini e basta. Un pudore che prende anche noi, se invochiamo l’etica come stella polare. Un pudore che invece non c’è stato. A quelle parole che Matteo non ha voluto scrivere, ora si sono sostituite le ghiotte immagini strazianti e oscene che fanno scoop. Bambini inermi, in mutandine, coperti di sangue, dilaniati, esposti all’occhio curioso e avido del Grande Fratello. E la gente ci sta. Accende la televisione, compra il giornale, si crogiola di notizie. Nessuno pare si faccia scrupolo di rispettarli, in barba ad un comportamento etico che la globalizzazione delle stragi ha azzerato. E come sono morti? Non di sciabola. Almeno questo si sapeva. Ai soldati di Erode si sono sostituite le vedove nere, piccole donne senz’anima che al posto della cintura di castità hanno messo la cintura degli esplosivi. E, quel che è terribile, hanno stravolto la natura umana. La donna nata per partorire la vita, partorisce la morte. Nella pittura del Tintoretto, la famosa Strage degli Innocenti, della Scuola di San Rocco a Venezia, le madri tengono abbracciati i loro figli per strapparli alla morte. Qui, la novella pittura visiva, la TV che ci propina porno e sesso pedofilo, ci mostra le donne gravide non di vita ma di morte. Siamo arrivati al massimo? C’è spazio per inventare altri sconvolgimenti? Matteo non commentò. Non commentiamo neppure noi. Piuttosto, invochiamo, magari prendendo a prestito il coraggio di Iqbal, a corageous child logo di tutti i bambini violati, che questo sonno di morte abbia termine. Il risveglio dell’etica. Se mai ve ne è stata nel corso della storia. Noi crediamo che il mondo l’abbia conosciuta e praticata. Solo che i riflettori da sempre amano illuminare il male piuttosto che il bene. Le grandi religioni e i grandi popoli sono pieni di eroi al positivo, di santi, di uomini e donne persone-umane-non belve. E’ questo l’auspicio e lo sforzo dell’Associazione Internazionale di Apostolato Cattolico. Non un’utopia. Un sogno possibile: nella pratica quotidiana, dal mio al tuo, dall’occidente all’oriente. Come la stella cometa. Basta riscoprire l’amore e il rispetto per la vita propria e quella degli altri, calandosi nell’agire quotidiano in silenzio e con fede.

                                                                                                                                       Anna Giordano