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La simbologia etica del crocifisso, nella filosofia del diritto

 

Il discorso teoretico, nell’ambito della filosofia del diritto quale componente culturale formativa dei dottori in legge, elabora la genesi del “diritto” quale espressione massima del diritto alla vita di ogni persona. Partendo da questo assunto, ogni norma stabilita dalle leggi, raccolte in codici,  è concepita a sostegno del diritto alla vita esercitato dalla persona, in armonia con i diritti degli altri esseri umani. D’altra parte, la vita delle persone, per ragioni biologiche, e per necessità derivanti dalla esiguità delle risorse ambientali, occorrenti al soddisfacimento dei bisogni fisiologici primari, d’ora in avanti è legata alla cooperazione legale interindividuale ed alla cooperazione multidisciplinare eco-compatibile tra le nazioni.

Le persone non possono sopravvivere “normalmente”, (secondo la concezione odierna) in assenza di rapporti di “reciprocità” razionali, o in assenza di leggi e regolamenti internazionali. Ciò spiega che le leggi, anche le più severe, in effetti sono tutte finalizzate al miglioramento contestuale della vita individuale e sociale e pur diversamente finalizzate, discendono dalla necessità di affermare principi etici tratti da:

1.      senso comune della sopravvivenza,

2.      antichi codici,

3.      antichi scritti di sapienti,

4.      moderni assunti scientifici,

5.      considerazioni epistemologiche aggiornate dalla comunità scientifica mondiale.

 

Sempre e comunque le leggi sono imprescindibilmente ispirate ai principi etici che sottendono il concetto di diritto alla vita.

E, giustamente, il diritto alla vita viene salvaguardato da una miriade di leggi aggiornate continuamente, che evitano reciproche prevaricazioni od abusi e favoriscono la sicurezza e lo sviluppo del benessere sociale.

Per le strade, negli uffici, nelle scuole, nelle stazioni ferroviarie, nei parchi, nei luoghi di lavoro e di ritrovo, vengono apposti cartelli e simboli che danno istruzioni, indicano le località, i percorsi, i fatti storici, i servizi offerti, gli scopi, le limitazioni, i divieti e le regole da osservare. La toponomastica, inoltre, utilizza su vasta scala, in tutto il mondo, i nomi di personaggi e persino semplici date di episodi successi, per caricare di simbologia storica e concettuale le strade, i monumenti ed  i siti pubblici, anche al fine di rammentare ai turisti ed alla gente comune alcune vicende umane toccanti, pur se talvolta  legate a dispute locali e internazionali non ancora del tutto risolte.

Da questo quadro si evince che la genesi di tutte le leggi, di tutti i regolamenti e di tutti i giudizi si riallaccia sempre ai principi etici del diritto alla vita, della cooperazione, della saggezza, del rispetto delle regole, della onestà, della giustizia, rimarcati dai massimi pensatori di tutte le epoche con chiari simboli e con chiare lettere (principi etici e simboli morali ampiamente sintetizzati,  da molti secoli, nel crocifisso).

Un richiamo alla cultura etica del dovere, è postulato dal <<Titolo II - Rapporti etico-sociali>>, Art.30 della Costituzione Italiana.

A chi, quindi, può interessare l’eliminazione di simboli etici (prima ancora che religiosi) o la eliminazione della nomenclatura delle strade che evochi ricordi di fatti educanti, o la cancellazione di nomi di eroi che si sono sacrificati per donarci un mondo più civile ?: non certamente ai cultori della filosofia del diritto che hanno l’onere di dibattere sui comportamenti umani normali e delinquenziali ed applicare le leggi nelle sedi della giustizia !.

Quale studente che aspiri ad una equilibrata cultura ed una sana coscienza critica è interessato a vivere in ambienti “sbiancati” da ogni simbologia etica, senza ricordi, senza tradizioni, secondo leggi “orfane” d’ogni principio etico tratto dalla storia ?.

 Poiché sono convinto che i giuristi in generale conoscano profondamente la filosofia del diritto, non credo che essi, salvo alcune eccezioni, desiderino aborrire le simbologie etiche, tra cui quella del crocifisso, ma piuttosto penso che oggi si assista alla diffusione di istanze nichilistiche, di scarso spessore culturale, (vedasi festa di halloween, richiamata ad esemplificare sceneggiate di moda puerile) commiste agli esiti della trans-culturazione, che sollevino di tanto in tanto la questione della “sterilizzazione” dei luoghi di studio, strumentalmente, in vista di uno scardinamento ("cui prodest scelus, is fecit",?) di alcuni aspetti della cultura classica europea, che liberi le strade della “vecchia Europa” da “difese etiche” e religiose o meglio dai simboli che ricordano le classiche “norme di vita” (norme esterne, valorizzate finanche nella dottrina psicoanalitica di Sigmund Freud, in quanto funzionano da controllo sugli impulsi più bestiali, istintivi ed inconsci, equilibrando ed indirizzando l’Io delle persone).

E, a proposito della paura di “pseudo” condizionamenti, non si dimentichi che non conviene vivere in ambienti scolastici, anonimi, senza simboli e senza punti di riferimento etici, perchè in seguito, lasciati i banchi di scuola, i giovani senza principi etici avranno maggiori difficoltà al inserirsi nel mondo esterno, certamente pieno di divieti condivisi, totalmente “tatuato” da simboli, saturo di manifesti, di cartelli, di immagini e di “totem tecnologici”, e potranno contrarre, in percentuale significativa, le nevrosi da disadattamento ambientale e sociale.

 

Gennaro Iasevoli

 

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