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Nell’incontro tra il Coordinamento delle Associazioni Casertane e i Parlamentari:
non più Seconda Università di Napoli ma Università di Caserta. Un incontro costruttivo quello che si è tenuto presso l’Unione degli Industriali promosso dal Coordinamento delle Associazioni Casertane. Sul tappeto il problema dell’autonomia dell’Università di Caserta, che dopo quindici anni ancora è Seconda Università di Napoli. Per il Consiglio direttivo del Co.As.Ca. presenti Anna Giordano presidente, Corrado Caiola vicepresidente, Aldo Assirelli, Vincenzo Battarra, Carlo Iacone e Marcello Natale. Presenti, altresì, Mario Giardinetto e Mario Cozzolino, per l’associazione coordinata Pro Tribunale a Caserta, che nella loro qualità specifica hanno tecnicamente approfondito e ricostruito l’iter legislativo dell’Università. Per i Parlamentari é intervenuta l’on. Rosa Suppa, mentre gli on. Ventre, Cosentino, Giuliano e Novi, che hanno comunicato la loro piena adesione, sono stati rappresentati da Angela Iannaccone e l’on. Porfidia da Luigi Cobianchi. Noi chiediamo, e non solo a nome del Coordinamento ma di tutta la città del quale il Co.As.Ca. con le sue numerose associazioni rappresenta una larga parte, che l
Università di Caserta abbia finalmente la sua autonomia e non sia più seconda Università di Napoli. Questo vassallaggio a Napoli è unico in tutta Italia, ha dichiarato la presidente Anna Giordano, dopo che il dott. Giardinetto ha illustrato l’iter procedurale sulla base di una dettagliata relazione consegnata ai Parlamentari presenti  insieme ad una proposta che modifichi gli articoli 7 e 10 della legge 7 agosto 1990 n. 245. Nell’occasione è stato anche ricordato come l’on Zinzi abbia già presentato in proposito una interpellanza parlamentare, la cui copia aveva fatto pervenire al Co.As..Ca. in quanto impedito a partecipare per pregressi impegni. Chiarito finalmente il lungo equivoco ingenerato dalla questione del nome da dare all’Università e fuorviante rispetto al vero problema. Non si tratta di dare un nome storico allUniversità, è stato ribadito dal dott. Caiola, questo è un fatto irrilevante e secondario. Si tratta di darle la piena autonomia, come accade per tutte le altre Università d’Italia. Certo, le resistenze non mancheranno, soprattutto da parte del mondo accademico. Molti lo hanno rilevato. Noi chiediamo ai nostri rappresentanti al Governo e al Parlamento di impegnarsi per lautonomia dell’Università di Caserta, anche se sappiamo che non mancheranno resistenze. Un impegno fortemente ribadito dall’on Suppa, che si è fatta, altresì, carico di prendere contatti con tutti i Parlamentari della provincia di Caserta e di comunicare in tal senso con il Co.As.Ca., che lo ha vivamente ringraziata per la sua disponibilità. Un discorso aperto su un problema che non è di facciata ma di sostanza e che si prospetta come una sfida e un banco di prova per i nostri rappresentanti al Governo e al Parlamento.


Anna Giordano presidente Co.As.Ca.

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AMBIENTI
Blog di Resistenza Ambientale


DEMOCRAZIA CONFUSIONALE
Pubblicato da ambienti su 27 Giugno 2007


Per le discariche, e in particolare per lo Uttaro di Caserta, continua e si aggrava lo stato confusionale dei politici responsabili delle amministrazioni locali. Spesso è difficile capire se ci sono o ci fanno. Ieri è stata a Caserta Sandra Lonardo Mastella, presidente del Consiglio Regionale, per promuovere le attività della Regione. È subito venuto fuori il tema dei rifiuti e qualcuno deve avere accennato al problema lo Uttaro. Anche in assenza dei cittadini dei comitati No Uttaro, che al confronto pubblico non erano stati invitati. La Lonardo ha colto l’occasione per sentenziare lo scrive Claudio Coluzzi sul Mattino Caserta «Anche io a Benevento ho una discarica sotto casa, sono stata in piazza per protestare, ci hanno allontanato le forze dell’ordine. Poi è arrivato Bertolaso e abbiamo capito che non ci sono alternative al momento. Abbiamo accettato la discarica. E anche voi dovete accettarla». A parte la mistica raffigurazione di Bertolaso come Uomo della Provvidenza, le poche frasi tendono a convalidare una marea di equivoci e di bugie. Proviamo a indicarne tre.

Uno - Dove è esattamente la discarica che ha sotto casa la signora Lonardo? Non risulta che in tutta la Campania, tranne che a lo Uttaro, ci siano stati interventi di polizia per discariche e altri grandi depositi ufficiali di monnezza "tal quale" collocati a 500 metri e meno da quartieri abitati. Per il semplice motivo che solo qui a Caserta l’asse di incoscienza tra gli amministratori locali e Bertolaso ha potuto permettere una simile mostruosità. A lo Uttaro in passato erano state commesse alcune gravi irregolarità, a cui secondo legge si sarebbe dovuto solo rimediare. La scelta degli amministratori locali e di Bertolaso ha preteso di rendere ufficiali, permanenti ed enormemente più gravi le suddette irregolarità e i connessi danni per la popolazione. Anzi anche peggio: sta favorendo il completo occultamento delle responsabilità per ciò che era avvenuto prima, compreso il probabile sversamento di rifiuti illegali di natura e di origine sconosciute. Bertolaso si lamenta per le interferenze della magistratura, in realtà per lo Uttaro è lui che ha pesantemente interferito con il corso della legge.
Due - A tutti è chiaro che il rimedio momentaneo per far fronte alla cosiddetta emergenza, dovuta a oltre 13 anni di malgoverno e di malaffari per i rifiuti regionali, non può essere che nelle discariche. Ma perché scegliere per questo momentaneo rimedio proprio l
area dannata de lo Uttaro, quando sarebbe stato possibile (esiste una documentazione scientifica) optare per altri luoghi, non a ridosso di zone abitate e invece a distanze tali da non provocare gravi effetti immediati e a medio-lungo termine sulla popolazione? Per giunta, a sette mesi da quando è stato firmato il Protocollo d’intesa tra il Commissariato e gli amministratori casertani, non s’intravede un piano che segni una via d’uscita, locale o regionale, dal momentaneo rimedio della discarica.
Tre - L’epoca dei sudditi è finita da un pezzo in Occidente. Ora esistono i cittadini che sono tenuti al rispetto delle leggi. A loro si può dire dovete solo in riferimento alle leggi, non ai capricci o all’incoscienza dei sovrani. Visto che per l’emergenza rifiuti chi non rispetta le leggi è chi governa e dispone, i cittadini non devono accettare proprio un bel niente. Anzi hanno ogni diritto di protestare e di ribellarsi. Di pretendere che chi non sa gestire e governare in maniera comprensibile e legale gli affari pubblici se ne torni a casa sua. Nelle sue chiacchiere a Caserta la signora Lonardo si è anche vantata dei propri esercizi di democrazia diretta, della possibilità che avrebbe concesso ai cittadini di porre domande agli assessori di volta in volta delegati e di ottenere concrete risposte ed eventuali azioni efficaci. Per la questione dei rifiuti, e per diverse altre, di democrazia diretta non abbiamo visto tracce qui a Caserta. E in molti vorremmo anzi capire meglio verso dove è in realtà diretta questa democrazia.
Questa voce è stata inserita Mercoledì, 27 Giugno 2007 a 5:51 pm ed è archiviato sotto Report.

 

Il trucco dell'inceneritore di Acerra


Uno dei principali argomenti ripetutamente proposti dai fautori degli inceneritori, e ribaditi in questi giorni dal Governatore Bassolino, è costituito dall’assunto che il ciclo integrato, pur se virtuoso, non può prescindere a valle da un impianto terminale di incenerimento, dal momento che sarebbe di fatto impossibile riciclare tutto. In questi giorni abbiamo sentito ribadire dal Governatore la necessità non solo di fare partire l’ormai famosissimo inceneritore di Acerra, ma anche di avviare i lavori per il gemello di S. Maria La Fossa e infine, sotto la petulante spinta del sindaco di Salerno, aprirne anche un terzo a Salerno. Tali tecnologie sono  obsolete ormai in tutta l’Europa, che si è data indirizzi di legge precisi volti a rispettare il protocollo di Kyoto e quindi ad eliminare qualunque tipo di impianto più o meno inquinante come gli inceneritori,  che in ogni caso aumentano anziché diminuire la produzione di CO2, oltre che cancerogene diossine e pericolosissime nanoparticelle. Enzo Giustino, nel riportare sul Corriere del Mezzogiorno di oggi 16 giugno 2007 la portata media annua degli inceneritori/termovalorizzatori necessari (200.000 tonnellate/anno) si chiede invece : di quanti ne avremmo bisogno in Campania? Proviamo allora a dargli una risposta matematica sulla base della conosciuta produzione di rifiuti giornaliera in Campania, che è di 6500 tonnellate al giorno. Togliendo il minimo del 40% di raccolta differenziata ed il 30% di umido destinato al compostaggio ne consegue che, in una regione Campania con un minimo di corretto ciclo integrato di rifiuti, ne dovrebbero essere smaltiti ( con inceneritori o Trattamento meccanico biologico BMT) circa 1500 tonnellate al giorno per una valore di circa 500.000 tonnellate all’anno. La risposta matematica quindi all’interrogativo di Enzo Giustino è che correttamente in Campania dovrebbe funzionare da solo e al massimo a due terzi della sua capacità solo l’inceneritore di Acerra! L’inceneritore di Acerra è infatti costruito per smaltire oltre 2000 tonnellate al giorno per circa 750.000 tonnellate all’anno! Perchè in Campania invece gli inceneritori ancora da costruire, anziché da smantellare, sembrano l
unica ed indispensabile soluzione finale, di triste reminiscenza nazista anche come proposta verbale? Dove è il trucco? In un autentico gioco da zecchinetta, degno degli operatori assunti dai politici per la raccolta differenziata porta a porta ma che non debbono lavorare, come testimoniato dal Commissario Catenacci. A zecchinetta per vincere tutto il denaro del banco occorre entrare in possesso della carta più alta. A NapoLeonia (dal Profeta Italo Calvino) vince tutto e sbanca il banco, incassando gli infiniti miliardi pubblici, non chi fa l’impianto migliore, destinato come in tutta Europa alla soluzione finale dei soli materiali post-consumo impossibili da riciclare bruciando un contenuto proporzionato al bisogno dopo avere sottratto il materiale riciclato, ma chi lo fa più grande, al preciso scopo di bruciare tutto il contenuto indifferenziato, e quindi tossico, dei nostri sacchetti ! La Campania intera produce circa 6500 tonnellate di rifiuti al giorno che per un anno significa circa 2.250.000 tonnellate. A pensare male, diceva Andreotti, si fa peccato ma molto spesso ci si azzecca. Se facciamo quindi tre mega-inceneritori della portata di quello in via di ultimazione ad Acerra (circa 750.000 tonnellate/anno) fanno giusto 2.250.000 tonnellate allanno. Il gioco sembrerebbe fatto!
E senza perdite di tempo e di risorse nel recupero e riciclo, evitando di fare lavorare gli amici assunti per giocare a zecchinetta (quella vera..), lasciando le discariche senza controllo ai soli rifiuti tossici del Nord, e incassando un mare di denaro pubblico proporzionale alla quantità di rifiuti bruciati : cioè tutti! E un pensiero cattivo senza fondamento? E allora perché in Italia tutti gli inceneritori già in funzione hanno una portata media di circa 90.000 tonnellate/anno, quindi circa otto volte più piccoli di quello proposto ad Acerra, con la sola esclusione dell’inceneritore di Brescia che deve poi inviare migliaia di tonnellate di ceneri tossiche in Germania comunque ?
E perché in Europa la portata media annua di tutti gli inceneritori censiti al 2002 è pari a circa 150.000 tonnellate/anno , cioè circa 5 volte meno di Acerra? Perché i citatissimi inceneritori di Vienna sommati tutti e tre (compreso quello ancora in costruzione) non fanno tutti insieme la portata del solo inceneritore di Acerra? Perché gli inceneritori tedeschi, dove non vogliono più bruciare le nostre false ecoballe, piene di rifiuti umidi tal quale, non superano le 240.000 tonnellate/anno, cioè in ogni caso non più di un terzo di quello di Acerra? Non è vero, a mio parere, che ci sia mai stata significativa opposizione popolare alla apertura dell’inceneritore  a griglia di Acerra, progettato quindi per bruciare non certo materiale CDR (Combustibile per rifiuti),  ma tutti i rifiuti tal quale. L’impianto non funziona ancora per i problemi tecnici che si sono venuti a creare per la scellerata decisione di volere a tutti i costi uno degli inceneritori più grandi di Europa in un luogo sbagliato (già colpito a disastro ambientale da rifiuti tossici ), in un tempo sbagliato (tecnologie del tutto superate nel mondo), per bruciare i rifiuti sbagliati (false ecoballe di rifiuti tal quale)! A Modena, nei giorni scorsi, l’Ordine dei Medici ha presentato un esposto alla Magistratura penale per contestare l’ampliamento della portata annua del piccolo inceneritore di Coriano (Forlì) da 60.000 a circa 72.000 tonnellata/anno, avendo dimostrato, con studi epidemiologici promossi dalla Comunità Europea, che tali impianti risultano provocare uno statisticamente significativo aumento di varie patologie, e soprattutto di tumori, nei residenti entro un raggio di circa 5 km dall’impianto. Ad Acerra, se partisse in quella terra già devastata dal cancro e dalle malformazioni congenite provocate dai rifiuti tossici della Camorra e delle Industrie del Nord, il ciclopico impianto da 750.000 tonnellate/anno di incenerimento di pseudo-ecoballe di tal quale, cosa dovrebbe fare l’Ordine dei Medici di Napoli? Chiedere la riapertura del Processo di Norimberga? La organizzazione e la cultura della indispensabile raccolta differenziata a non meno del 40% del totale, la gestione complessiva dei rifiuti ed in particolare il compostaggio dell’umido, l’efficace controllo del tipo e della movimentazione dei rifiuti tossici, non devono più essere oggetto di interventi straordinari per essere attuati in tempi rapidi e con correttezza: devono diventare ordinario e quotidiano patrimonio del vivere civile di ogni cittadino campano, ognuno per la propria competenza! A noi cattolici basta osservare la volta della Cappella Sistina e il Giudizio Universale di Michelangelo per renderci conto di cosa significa un equilibrato ed integrato ciclo dei rifiuti (anime post-consumo corpi), molto diverso da quello progettato e ancora pervicacemente proposto in Campania oggi. Se ci fate caso, non più del 5%-10% del totale delle anime dipinte nell’affresco finisce senza possibilità di recupero nell’Inceneritore di Belzebù. Il background teologico dell’affresco di Michelangelo Buonarroti era attentamente controllato: in Controriforma nasceva quell’enorme impianto di compostaggio del Purgatorio. E qualche teologo (non certo Paul Connett) ha motivo di ritenere che persino Giuda potrebbe essere stato compostato e riciclato dalla infinita Misericordia di un Dio a chiara opzione Rifiuti  Zero!


Napoli li 16 giugno 2007,

Antonio Martella

Tossicologo Oncologo

ISDE NAPOLI (Medici per l’Ambiente)

Difensore Civico Assise di Palazzo Marigliano